giovedì, ottobre 11, 2012

Il Sel formula una proposta per il rilancio delle politiche agricole e per la gestione del territorio

« A Sanremo, come soprattutto nel nostro entroterra, vi sono molti terreni gerbidi. E’ possibile che i proprietari non riescano a coltivarli, o che non abbiano il tempo oppure a capacità o la voglia di farlo.   In alcune situazioni non si conoscono nemmeno più i proprietari o gli eredi.
Consideriamo tutto ciò innanzitutto uno spreco e come una perdita di opportunità, soprattutto in un momento di crisi conclamata, dove molte persone potrebbero e vorrebbero avere un pezzo di terra da coltivare: disoccupati, pensionati al minimo o lavoratori con famiglia, dipendenti o precari, che vorrebbero integrare il proprio misero stipendio o diminuire le spese.  In questo periodo la terra può ritornare ad essere fonte di sussistenza e risorsa, per le famiglie e per il territorio. Secondo questa prospettiva si rende necessaria una politica dei gerbidi, che preveda:

·        Censire e creare albi dei terreni gerbidi;

·        Requisirli grazie a normative ad hoc;

·        Offrire in comodato gratuito a chi vorrà coltivare senza costo alcuno, se non il recupero ed il mantenimento del terreno;

·        dopo un periodo (dai 3 ai 5 anni) il proprietario ne può tornare in possesso se intende coltivare il terreno in questione, altrimenti dà in locazione il terreno al tenutario, al costo di una percentuale del prodotto o del ricavato per un ulteriore tempo concordato.L’auspicabile problema della vendita del prodotto nuovo, creato ed in esubero, potrebbe favorire, aiutate e guidate dalle istituzioni,  la nascita di cooperative locali garanti della provenienza del prodotto, della qualità dello stesso e della lavorazione in loco (le denominazioni comunali DE.CO). Secondo un processo virtuoso coltivare nell’entroterra potrebbe portare nuove residenzialità. Inoltre, in merito alla valorizzazione del territorio, nei piccoli paesi non servirebbe costruire nuove case di cemento, ma  recuperare quelle abbandonate dei centri storici a costi minori e defiscalizzazioni: “dare famiglie ai paesi” significa tenere aperti i carruggi e le case, le attività commerciali e le scuole; recuperare la memoria ed i valori della convivenza , significa nuova qualità alla vita e ritorno alla possibilità di valori altri .La crisi apre nuove possibilità di sviluppo. Il compito delle istituzioni risiede nell’impegno e nella ricerca delle strade percorribili per migliorare la qualità di vita per le loro comunità. Le sfere più alte della politica, a partire dalle regioni, dovrebbero legiferare per facilitare questi percorsi, ed offrire delle possibilità a tutti, anche con l’attenzione rivolta ad evitare sprechi ».

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