domenica, luglio 31, 2011

ANACI E CNA CHIEDONO ALLA REGIONE LIGURIA MAGGIORE CHIAREZZA IN TERMINI DI PREVENZIONE PER LE CADUTE DALL’ALTO NEI CANTIERI EDILI

Maggiore chiarezza in termini di prevenzione per le cadute dall’alto nei cantieri edili. La chiedono alla Regione Liguria il Rag. Pierluigi D’Angelo, presidente della sezione di Genova dell’Anaci - Associazione Nazionale Amministratori Condominiali e Immobiliari e il Geom. Pasquale Meringolo, presidente della sezione di Genova della CNA - Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa. Una legge regionale a proposito di “Norme per la prevenzione delle cadute dall’alto nei cantieri edili” esiste già, ed è stata approvata il 15 Febbraio del 2010 (numero 5/2010), ma secondo D’Angelo e Meringolo «è poco più che un orientamento ed è assolutamente incompleta e passibile di moltissime interpretazioni. Per questo serve un provvedimento che vada molto di più al cuore del problema, che specifichi dove, come e quando devono essere installati i sistemi di sicurezza e chi se ne deve occupare». La legge regionale, infatti, si limita a dire che “tutti gli interventi di nuove costruzioni, ristrutturazioni ed ampliamenti in edilizia, nonché le semplici manutenzioni in copertura o installazioni di impianti tecnici, telematici, fotovoltaici, devono presentare caratteri tali da eliminare il rischio caduta dall’alto, fornendo un sistema di ancoraggio permanente e sicuro per i lavoratori che operano sul tetto”. Sono le cosiddette “linee di vita”, che molti edifici pubblici - specie nella zona del Porto di Genova - hanno già provveduto a installare. Quanto ai condomini privati, la situazione è ancora in stallo, «in attesa, appunto, che la legge sia più chiara». Per questo D’Angelo e Meringolo rivolgono un appello alla Regione Liguria, in particolare all’Assessore alle Politiche abitative, edilizia e lavori pubblici, Ing. Giovanni Boitano: «Sediamoci tutti intorno a un tavolo e discutiamo, in maniera propositiva, sul da farsi, per metterci a pari con regioni come la Toscana o il Trentino che possiedono già una normativa più specifica. E questo anche per dare un orientamento definitivo agli amministratori condominiali e alle varie imprese operanti sul territorio, nonché ai vari rappresentanti delle “linee di vita”». Sull’argomento interviene anche il Dott. Ivano Rozzi, presidente di Anaci Liguria: «L’esecutivo regionale - sostiene - è alle prese con il nodo della legge 5/2010, ovvero modificare, senza invalidarne gli effetti, le norme per la prevenzione delle cadute dall’alto nei cantieri edili. Sono molte le voci che si sono levate contro l’adozione della norma, a partire da alcuni ordini professionali, e via via sino alle associazioni degli artigiani». Prosegue Rozzi: «La generalità dei fabbricati sono privi di tali dispositivi. Così le aziende hanno sentito odore di business, ma non si sono formate persone adeguate. Questa norma, poi, s’inserisce nel contesto abitativo in maniera troppo repentina, causando pericolose analogie con le norme previste sui cantieri edili, ove si opera nel divenire di situazioni non statiche, spesso caotiche e altre volte in simultanea con sovrapposte lavorazioni». Secondo Rozzi, «sarebbe stato sufficiente graduarne l’applicazione, dividendo la questione in almeno due aspetti: immediata applicazione per manutenzione straordinaria e ampliamenti; applicazione in tre fasi per la manutenzione ordinaria: entro tre anni per coperture in condominio a falda, entro cinque anni per coperture in condominio miste (lastrici e tetti), entro sette anni per tutte le altre coperture. In tal modo, la gradualità avrebbe stemperato la corsa al rialzo, si sarebbe potuto affrontare il già difficile momento del settore, si sarebbe potuto lavorare sul tema della sicurezza in toto e non solo sulla scorta di un’emergenza». Di qui la richiesta di D’Angelo, Rozzi e Meringolo: «Gli enti, la Regione e i Comuni si prestino a interloquire ancora di più che nel passato per mettere in atto sinergie informative che possano raggiungere veramente l’obiettivo di creare una migliore coscienza della sicurezza». E Meringolo conclude: «Una volta migliorata la legge, occorrono dei corsi seri per gli installatori e per i manutentori delle “linee di vita”. Ma anche per chi poi andrà a utilizzarle. E, in caso di incidente, bisogna sempre sapere come si può intervenire».

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