martedì, febbraio 22, 2011

Presentato Tourbook: omaggio a De Andrè


Oggi pomeriggio nel Teatro dell’Opera del Casinò di Sanremo Don Andrea Gallo, Vittorio De Scalzi, leader dei News Trolls hanno presentato l’omaggio a Fabrizio De Andrè attraverso la presentazione del libro “Tour Book”. L’opera è stata presentata da Elena Valdini e Pepi Morgia, mentre Vittorio De Scalzi ha cantato alcune canzoni tra le più famose del cantautore. Con loro anche Claudio Porchia e Ito Ruscigni.
Allestita per l'occasione la mostra :”I fiori di Faber” a cura di Edizioni Zen, che resterà nella sala Hall sino al 28 febbraio.
Panorama Antonio Carnevale su Tour Book
Piuttosto che esibirsi, lamentava un principio di afonia, oppure lancinanti mal di gola, faceva chiamare tre medici diversi per essere visitato, richiedeva un laringoiatra specializzato. Poi magari non era vero. La gola non gli faceva poi così male. Anzi, non gli doleva affatto. Ma il pensiero di dover cantare in pubblico lo paralizzava letteralmente, fino a fargli accampare ardite scuse pur di non comparire sul palco.
Combattuto tra una proverbiale timidezza e un’incontenibile ansia di comunicare, Fabrizio De André ha vissuto la sua intera carriera musicale in una contraddizione insanabile. Che gli ha reso difficile programmare torunée e promuovere la propria immagine. Eppure - a partire dal primo live con i New Trolls e dal fortunatissimo tour con la PFM negli anni 70 fino all’ultimo, Mi innamoravo di tutto, nel 1998 - la parte live della vita artistica di Faber ha lasciato una traccia profonda in tutti coloro che hanno avuto la fortuna di partecipare ai suoi spettacoli. Una traccia che però, fino ad ora, non aveva trovato riscontro nell’abbondante offerta editoriale su Faber (dalle biografie ai fumetti). A ricostruire quella formidabile avventura artistica tra stadi, palazzetti dello sport e teatri ci ha pensato finalmente l’editore Chiarelettere. Che ha da poco mandato in libreria il volume Tourbook - Fabrizio De André 1975/98.
Confezionate nello stupendo progetto grafico di Pietro Palladino (dove le immagini senza didascalia formano una narrazione ininterrotta con i testi) le 484 pagine del corposo volume sono curate da Elena Valdini. Ma non si tratta di un semplice lavoro di ricostruzione. Valdini - data la sua giovane età - non ha mai partecipato a un concerto di De André, e il suo lavoro nel libro ha più il sapore di una scoperta che non di una fredda compilazione.
In sei anni passati a svuotare scatole, sacchetti e buste, ha ricomposto (e riscoperto) un materiale biografico fatto di giornali d’epoca, pass, schizzi per l’allestimento dei palchi, appunti. Ha imparato a riconoscere la grafia di Faber, frettolosa e sgangherata nei biglietti estemporanei quanto elaborata ed elegante nei testi meditati. Ha smistato migliaia di lettere, telegrammi, ma anche annotazioni con menù da sperimentare, indicazioni per la semina e tutto ciò che è emerso dai grandi pacchi che Dori Ghezzi ha donato al fondo De André dell’Università di Siena.
Questi materiali preziosi, scampati a temporali e traslochi, riemergono adesso ordinatamente affiancati alle testimonianze di chi ha vissuto a fianco del cantautore, in una lunga conversazione, dove a rievocare emozioni e fatti sono davvero in tanti.
Giorgio D’Adamo dei New Trolls ( mai aveva rilasciato interviste su De André) racconta il travagliato debutto di Faber. Adele Di Palma (sua manager per più di vent’anni) ricorda quella volta che dimenticarono l’incasso di una serata in Autogrill. Pepi Morgia (regista di tutti gli spettacoli live di De André) snocciola aneddoti, nomi, date e luoghi di ogni concerto. E poi i ricordi di Stefano Benni, Eugenio Finardi, Mark Harris, Marco Pannella, Paolo Poli, Antonio Ricci. Che insieme con tanti altri si passano la parola, mentre fra le pagine scorrono gli anni e si alternano gli scatti dei fotografi (da Guido Harari, a Cesare Monti a Reihnold Kohl) che hanno immortalato De André nelle sue performance in ogni angolo d’Italia.
Mantenendo fede al titolo (Tourbook) il volume risulta infine un viaggio. Che parte da Genova per farvi ritorno nell’ultima pagina. E che attraverso i compagni di strada di Faber racconta anche un pezzo di storia della (affollata) creatività italiana negli ultimi vent’anni.

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