giovedì, maggio 27, 2010

Il ruolo della Posidonia oceanica nell’ecosistema marino

La Posidonia oceanica è una pianta superiore, endemica del Mar Mediterraneo, costituita da rizoma, foglie, fiori e frutti. Si tratta di una pianta superiore simile ad altre quattro fanerogame spontanee, come la Cymodocea nodosa, la Zostera noltii e la Zostera marina, che crescono anche in altri mari. Il nome di questa fanerogama marina, deriva da Posidone, una delle più importanti divinità mediterranee, e appare particolarmente appropriato considerando le vaste praterie sottomarine, che si sviluppano lungo il litorale costiero fino a 50 mt di profondità.
La Posidonia si trova per lo più sui fondali mobili (fangosi e sabbiosi), e i suoi rizomi che hanno la capacità di crescere sia in verticale che in orizzontale, si intrecciano strettamente fra loro, formando con il sedimento intrappolato dalle foglie, una sorta di “terrazze” sottomarine, chiamate “mattes”, alte anche diversi decimetri. Si ritiene (Molinier e Picard) che la crescita di queste matte possa essere anche di un metro per secolo. La longevità di una pianta di Posidonia sarebbe anche di otto secoli. La limitazione della crescita si verifica in quanto le Posidonie raggiungono presto il pelo dell’acqua; d’altra parte se esse si sviluppano in forma di barriera lungo la costa, la parte interna si riduce in quanto viene a mancare l’apporto di acque sufficientemente rinnovate. In autunno e in rapporto a condizioni di mare agitato le foglie delle posidonie si distaccano e vengono accumulate sulla riva in forme di banchi che possono raggiungere i due metri di spessore.
Le praterie hanno un ruolo fondamentale nell’ecosistema del bacino del Mediterraneo. In primo luogo è uno dei produttori primari di ossigeno (circa 141/mq/anno) e di sostanze organiche (circa 20t/ha/anno), inoltre è fondamentale per la sopravvivenza di numerose specie di pesci, molluschi, echinodermi e crostacei, costituendo il riparo ideale per questi organismi marini che trovano tra le sue fronde, condizioni ottimali per la riproduzione e per l’alimentazione, parte della quale è costituita dalle foglie stesse della pianta e dagli “epifiti” (batteri, micro e macroflora) che vivono adesi ad esse e ai rizomi. Pochi sono gli organismi che si cibano direttamente delle foglie di Posidonia, come il riccio Paracentrotus lividus o il pesce Sarpa salpa, a causa di alcuni composti chimici e all'elevato contenuto di cellulosa che rende le foglie poco appetibili (Mazzella, 1986). Inoltre i residui disgregati sono fonte di alimento per tutti gli organismi "detritivori".
Queste semplici considerazioni mettono in evidenza la valenza ecologica di una specie, la cui salvaguardia interessa direttamente attività economiche legate al turismo e alla pesca.
La Posidonia inoltre attenua i fenomeni erosivi del aree sulle coste, infatti il movimento delle foglie rallenta il moto ondoso creando una vera e propria barriera. Il complesso apparato rizomatoso esercita un'azione di fissazione dei fondali e insieme a quello delle foglie contribuisce allo smorzamento idrodinamico del moto ondoso e delle correnti di fondo. Calcoli teorici ed esperimenti condotti in vasca su praterie artificiali hanno dimostrato che la capacità di dissipazione per attrito di queste superfici elastiche può essere stimata nell'ordine del 30-40 % per il moto ondoso e per il 60-70 % per le correnti (Blanc, 1974; Jeudy de Grissac,1979). Si è calcolato che la distruzione di un metro di spessore di "matte" può comportare l'instaurarsi di un processo di erosione che, in zone con litorali sabbiosi, può determinare un arretramento della linea di costa di 20 metri. I relativi danni per l'economia delle zone interessate sono evidenti. Riconosciuta come l’endemismo più caratteristico del Mediterraneo, la P. oceanica riveste dunque un ruolo fondamentale nell'ecologia della fascia costiera, per cui oggi è una specie protetta e considerata un elemento qualificante dello stato dell'ambiente (Direttiva 92/43 Unione Europea). La specie in oggetto esercita un ruolo multifunzionale nei sistemi costieri ed essendo sensibile al degrado ambientale è oggi oggetto di notevole interesse per la tendenza alla progressiva e diffusa regressione. Gli studi che già a partire dagli anni Cinquanta sono stati condotti sull’argomento, oltre ad evidenziare come descritto l’estrema importanza delle Praterie a Posidonia oceanica nella conservazione degli equilibri degli ecosistemi costieri, hanno messo in luce gravi fenomeni di regressione che interessano molti tratti costieri del Mediterraneo, soprattutto nelle fasce più superficiali, maggiormente colpite dagli effetti critici dell’azione umana. Le cause sono riconducibili a processi di tipo fisico-meccanico e di tipo chimico-fisico. Tra le prime si osserva l’attività di pesca con reti a strascico che scalza le piante mettendone a nudo il substrato, poi difficilmente ricolonizzabile dalla pianta stessa, ed anche i frequenti ancoraggi, come si è potuto constatare in zone di forte concentrazione del diporto nautico, che provocano continue lacerazioni nella copertura vegetale difficilmente rimarginabili. Tale vulnerabilità è dovuta al fatto che ogni ferita nella copertura è soggetta ad erosioni localizzate che ostacolano il processo di rigenerazione, l’accrescimento di Posidonia sarebbe infatti possibile solo dopo lo sviluppo di un substrato vegetale idoneo. Anche gli sversamenti di scarichi civili e produttivi e la presenza di rifiuti solidi influiscono negativamente sulla stabilità della prateria perché aumentano la torbidità dell’acqua, ostacolando la penetrazione della luce in profondità e conseguentemente inibendo i processi fotosintetici, e alterano l’equilibrio sedimentario del substrato di impianto. Anche la diffusione di specie vegetali alloctone, fortemente invasive e di grande capacità colonizzatrice, in particolare Caulerpa taxifolia, sembra poter causare danni alla prateria o quantomeno ostacolarne i processi di ricolonizzazione lì dove questa risulti diradata o danneggiata. Se la prateria scompare s’innesca una reazione a catena dagli effetti multipli, anche di tipo economico ancora in parte sconosciuti. In linea di massima, a fronte della perdita o della regressione di P., si individuano i seguenti effetti principali:
a) riduzione degli habitat, perdita di biodiversità, alterazione della rete trofica, riduzione della produttività e conseguente danno alla pesca.
b) riduzione della funzionalità ecologica, della capacità di trasformazione e metabolizzazione dei carichi trofici e della conseguente capacità di risposta all’inquinamento.
c) riduzione o perdita del valore naturalistico e scientifico.
d) riduzione della qualità ambientale, del valore turistico e del valore patrimoniale.
e) riduzione della capacità di controllo dei meccanismi di erosione costiera, perdita delle spiagge, danneggiamento delle attività produttive, necessità di interventi di riequilibrio (difese/ripascimenti).
Il Servizio Difesa Mare del ministero dell’Ambiente, ha definito un piano specifico per la mappatura della Posidonia lungo le coste del Mediterraneo, secondo il “Programma nazionale di individuazione e valorizzazione della Posidonia oceanica, nonché lo studio delle misure di salvaguardia della stessa da tutti i fenomeni che ne comportano il degrado e la distruzione”, previsto dalla legge n°426/98. Intorno agli anni ’90 si è concluso il primo programma per la mappatura delle praterie di Posidonia in 5 regioni italiane: Liguria, Toscana, Lazio, Basilicata e Puglia. Sono state individuate 64 praterie, per un estensione totale di 90913 ettari.
25 praterie sono state individuate in Liguria, di queste, 2 risultano in buono stato di salute ma costituiscono soltanto il 2,5% della totale superficie ricoperta da praterie lungo le coste liguri, le altre risultano comprese in uno stato tra il mediocre, lo scarso e il cattivo;
Nelle aree marine protette, i Posidonieti rappresentano uno straordinario serbatoio di biodiversità che occorre salvaguardare e valorizzare. Le aree marine protette, infatti, fungono da fonti di riproduzione, irradiazione di specie, di habitat, di risorse ittiche, e rappresentano punti strategici per gli equilibri degli ecosistemi marini. Anche se ciascuna di queste aree, presa singolarmente, può avere una rilevanza limitata, tutte insieme possono contribuire in modo decisivo alla salvaguardia dell'ambiente marino.

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