martedì, gennaio 27, 2009

Mostra: "Oltre la follia"



Resterà allestita fino al 22 febbraio nell’Ex Chiesa Anglicana, ad Alassio, la mostra collettiva "Oltre la follia. Il volto umano della legge Basaglia", organizzata dall'Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Alassio.
La rassegna fotografica, curata da Nicola Davide Angerame, è dedicata al trentennale della legge 180, detta "legge Basaglia", che nel maggio 1978 decretò la chiusura dei manicomi e la fine dell’internamento coatto generalizzato.
"Dopo trent'anni, dice Monica Zioni, Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Alassio "la legge 180 si è pienamente rivelata come una legge dal volto umano, capace di riconoscere al paziente una serie di diritti - che gli erano preclusi nei manicomi- , che oggi condivide con il resto della società. Avendo personalmente avuto una lunga esperienza come Assessore ai Servizi Sociali di Alassio, ho potuto riscontrare la rivoluzione di pensiero, e quindi anche pratica, che la "legge Basaglia", e la scuola dell'antipsichiatria che l'ha alimentata, hanno operato sui metodi e sulle teorie della gestione del disagio psichico".
L’esposizione presenta circa 100 immagini (raccolte in parte in un catalogo disponibile in galleria) che narrano la vita nei diversi istituti psichiatrici d’Italia tra il 1962 e il 1978 ed espongono volti e luoghi della situazione venutasi a creare dopo il maggio ’78 e fino al 2007.
La legge che prende il nome dal suo ispiratore Franco Basaglia rappresenta un importante momento storico per l’Italia, una conquista civile che riconosce i diritti umani a una categoria di persone che per secoli è vissuta ai margini della società, invisibile e segregata.
Le immagini sono opera di 11 fotografi, maestri riconosciuti della fotografia italiana come Gianni Berengo Gardin, che è stato uno dei primi a varcare nel 1962 la soglia dei manicomi italiani per mostrare e far comprendere il dramma di un "popolo" sommerso, privato di ogni diritto, senza voce né volto.
Divisa in due sezioni, la mostra accoglie una personale del fotografo Renzo Miglio, dedicata alla vita nel manicomio di Collegno, come veniva chiamato allora. Miglio ha raccolto un archivio enorme e per la mostra ad Alassio sono state scelte alcune immagini "pacificanti", che colgono aspetti di vita quotidiana, lasciando sullo sfondo la miseria e la durezza dei trattamenti, che invece viene in luce con decisione e sensibilità nelle immagini dei fotografi del "Collettivo 180" nella seconda sezione della mostra organizzata in collaborazione con la Galleria Visionquest di Genova e con il suo direttore Franco Boggiano. I nomi di questi fotografi sono Vasco Ascolini, Gianni Berengo Gardin, Gian Butturini, Luciano D’Alessandro, Bruno Cattani, Michele D’Ottavio, Claudio Ernè, Christian Martinelli, Giacomo Saviozzi, Filippo Urbini. Alcuni di loro espongono scatti storici e pionieristici, mentre altri di generazioni successive stanno ancora lavorando sui luoghi della memoria, per non dimenticare che i manicomi sono stati luoghi del dolore. In questi luoghi molti pazienti hanno passato l'intera vita, spesso abbandonati dalla società e dai familiari.
"Questa mostra – spiega Nicola Davide Angerame, curatore dell'evento – è un omaggio a quella che si può considerare una vera rivoluzione copernicana in campo psichiatrico, che ha posto la centro del proprio sistema il malato invece che la malattia.
Fedor Dostoevskij ha scritto che "la civiltà di un popolo si misura da come tratta i suoi prigionieri" e i folli hanno rappresentato per secoli il rimosso della nostra società, una vera forma di prigionia tra le più brutali e silenziose. Ma questa mostra va oltre il documento e offre immagini di fotografi che hanno portato la fotografia ad uno dei suoi punti più alti, dove diventa rivelazione ed emozione, anticipando la caduta dei muri fisici dei manicomi. La vita nei diversi manicomi d’Italia da Collegno a Reggio Emilia, da Taranto a Gorizia è stata in fondo uguale a se stessa ovunque. Questa mostra la racconta attraverso gli sguardi dei degenti, i luoghi della segregazione, le attività e gli oggetti, colti con una sensibilità partecipe che offre il senso autentico di un dolore che per molti è durato una vita intera. Una delle frasi famose di Basaglia è stata: "Sono più interessato al malato che alla malattia"
La mostra, ad ingresso libero, è aperta da giovedì a domenica dalle ore 15 alle ore 19 (Sito internet http://www.comune.alassio.sv.it/). Sono previste visite guidate per le scuole.

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