domenica, gennaio 25, 2009

E' proprio il caso di dire "passata la festa, gabbato lo santo"

La festa è stata l’imponente mobilitazione generale della scuola e dell’università che ha animato le piazze italiane tra ottobre e dicembre; il santo sono i protagonisti di tale mobilitazione, studenti, genitori e docenti, universitari e medi.
Questi santi – è il termine non è iperbolico in un paese come questo, dove l’istruzione è considerata un bancomat al quale attingere per tappare falle di bilancio – si trovano ora di fronte ad un governo che, come nulla fosse, riprende un cammino mai abbandonato verso la smobilitazione di lavoratori e risorse della scuola pubblica.
Siamo alla scadenza fondamentale delle iscrizioni e quali considerazioni si possono trarre dalla circolare n. 4 del MIUR (legate peraltro a regolamenti che non hanno ancora completato il normale iter di approvazione)?
Eccone alcune.
Per la scuola primaria, nonostante la del tutto teorica possibilità di scelta da parte delle famiglie di un tempo scuola fino a 40 ore settimanali (tempo pieno), l’annullamento delle compresenze e i limiti dell’organico, fissati a quelli dell’anno scolastico in corso, metteranno in grave difficoltà gli istituti scolastici: essi non potranno garantire il tempo pieno a tutte le famiglie che ne avranno fatto richiesta.
Per la scuola media (secondaria di primo grado) l’attivazione del tempo prolungato (i due rientri pomeridiani che tanto servono alle famiglie e agli studenti) è sottoposta ad una serie di condizioni che la limitano fortemente.
Nelle medie, poi, si arriva al paradosso di tornare indietro nel tempo e si favorisce l’abbandono dell’insegnamento della seconda lingua comunitaria (prevista in tutte le scuole europee), proponendo un "potenziamento" di quella inglese, per il quale le famiglie potranno scegliere di fare due ore in più a tutto discapito del francese o del tedesco. Questa del "potenziamento" non è altro che l’ennesima trovata per tagliare sull’organico (si eliminano gli insegnanti di seconda lingua) a tutto discapito della didattica e della formazione dei nostri ragazzi: si mascherano ignobilmente azioni di bieco risparmio di risorse.
Tutto il sistema dell’istruzione è ormai in crisi. Per quanto riguarda la situazione genovese, poi, desta preoccupazione la situazione dell’università. In seguito alla finanziaria numerosi precari sono ora a casa – padri e madri di famiglia privi di qualsiasi ammortizzatore sociale -; molti saranno costretti a rientrare in servizio attraverso cooperative, vedendosi decurtare lo stipendio di centinaia di euro in attesa di stabilizzazioni mai troppo puntuali.
Nei rari casi in cui tali stabilizzazioni sono state fatte, si arriva a situazioni paradossali: è il caso della facoltà di Ingegneria, dove due ex precari stabilizzati sono stati trasferiti. Il risultato? Assunti nuovi co.co.co, nuovi precari oggi e disoccupati domani, nuovi individui per i quali si presenteranno gli stessi problemi.
E intanto moltissimi servizi universitari rimangono chiusi o procedono a singhiozzo. Numerose biblioteche sono in difficoltà e i disagi per gli studenti sono notevoli; a Lettere sono chiusi l’ufficio Erasmus e quello Tirocinio; chiuso rimane l’Ufficio Disabili dell’Ateneo, una vergogna in una città civile.
I Comunisti Italiani denunciano la grave situazione nella quale versano i lavoratori e i servizi della formazione scolastica e universitaria in tutto il Paese.
Esortano studenti e docenti a ridare vigore al Movimento che ha magnificamente animato la società civile nei mesi scorsi.
Ritengono, infine, che scuole e Ateneo debbano tener fermo il principio della propria autonomia per rigettare al mittente le politiche di un governo miope, incapace di tutelare le esigenze di un Paese moderno, civile e democratico e deciso a destrutturare l’intero sistema scolastico italiano.
La commissione Scuola&Università della Segreteria Provinciale del PdCI

1 commento:

Anonimo ha detto...

PASSATA LA FESTA, GABBATO LO SANTO

Proverbio relativo a coloro che, dopo aver ottenuto il piacere richiesto, si dimenticano ben presto del favore ricevuto.
In ambito religioso: quando la festa di celebrazione del santo è terminata, ben presto ci si dimentica del santo, e dunque è come se lo si fosse preso in giro. Il proverbio intende sottolineare che certe manifestazioni solenni per eventi o persone sono superficiali e insincere, o anche che gli impegni assunti in certe circostanze gravi o solenni vengono spesso dimenticate appena la situazione è tornata normale.